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I militari del Gruppo di Barletta, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, hanno dato esecuzione a misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un soggetto e agli arresti domiciliari nei confronti di altre tre persone fisiche, indagati per aver perpetrato un’articolata truffa aggravata ai danni dello Stato utilizzando illecitamente, in compensazione di debiti tributari, crediti fiscali inesistenti relativi ai cc.dd. “Bonus facciate”, “Ecobonus”, “Ristrutturazioni edilizie” ed “Investimenti al Mezzogiorno”. Contestualmente, è stato eseguito un sequestro preventivo diretto e per equivalente di circa 2 milioni di euro pari al profitto del reato. Le indagini traggono origine da una mirata attività di polizia economico-finanziaria di iniziativa in relazione agli incentivi previsti dal c.d. “Decreto Rilancio” (D.L. 34/2020), a cui è seguita specifica delega dalla Procura della Repubblica di Trani alle Fiamme Gialle Barlettane. Le indagini di polizia giudiziaria hanno consentito di disvelare un sistema fraudolento basato sulla creazione di falsi crediti d’imposta in capo a società e persone fisiche collegate agli organizzatori della frode, riscontrando, nello specifico, come una società cooperativa avesse utilizzato crediti fittizi – per oltre 2 milioni di euro – per lavori edilizi ed investimenti mai sostenuti su immobili totalmente inesistenti, allo scopo di non versare le ritenute fiscali, i contributi previdenziali e i tributi locali, riducendo o addirittura azzerando in taluni casi il debito nei confronti dell’Erario. Tali riscontri hanno permesso, dunque, di configurare in capo all’amministratore di una società cooperativa, a due amministratori di società ed ad un professionista le ipotesi di reato di truffa aggravata (art. 640bis c.p.) ed indebita compensazione (art. 10quater D.Lgs. 74/2000). In particolare, i soggetti coinvolti, inoltrando ed accettando dichiarazioni telematiche di interventi agevolabili (Ecobonus, Bonus Ristrutturazione e Bonus Facciate) su terreni e/o fabbricati con dati catastali irreali e presentando istanze per il riconoscimento di “Crediti d’imposta per investimenti nel mezzogiorno” da effettuarsi su immobili inesistenti – ottenevano un ingiusto profitto – attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta inesistenti finanziati con risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – inducendo in errore l’Amministrazione Finanziaria. I suddetti crediti fittiziamente creati venivano poi utilizzati in compensazione “orizzontale” per abbattere debiti verso l’Erario, l’INPS ed altri Enti Locali. Nel dettaglio, la fittizietà dei crediti è stata accertata sulla base di specifici attività di osservazione e controllo, riscontri documentali ed informatici, in esito ai quali è stata comprovata la totale inesistenza degli immobili oggetto d’intervento e, in altri casi, la presenza di edifici in evidente stato di abbandono sui quali non erano state effettuate le previste opere di ristrutturazione da parte delle società titolari dei crediti di imposta risultate, tra l’altro, prive di effettive capacità economiche, patrimoniali, reddituali ed imprenditoriali correlate alla realizzazione dei citati lavori edili. All’esito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari presso Tribunale di Trani, accogliendo la richiesta di misure cautelari personali e reali avanzata dal Pubblico Ministero, Procura di Trani, nei confronti dei predetti soggetti, ha emesso un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei loro confronti, nonché disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente dei beni societari e di quelli delle persone fisiche sottoposte a misura: in tale contesto, quale profitto di reato, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro crediti d’imposta, beni immobili, valori, somme titoli e altre utilità effettive per una somma di circa 2 milioni di euro, n. 7 autovetture, n. 2 motocicli, n. 8 orologi di pregio, quote societarie per un importo pari a Euro 10.000,00, nonché un compendio aziendale di una società cooperativa avente un volume d’affari di oltre 8 milioni di euro, con contestuale affidamento della stessa ad un amministratore giudiziario. Ad ogni buon contro, si rappresenta che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che le responsabilità degli indagati saranno definitivamente accertate solo ove intervengano sentenze irrevocabili di condanna. L’operazione, svolta nelle province di Barletta, Brescia e Bergamo anche con l’impiego dei locali Reparti del Corpo, costituisce chiara testimonianza del costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza di Barletta, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, nel contrasto alle più articolate forme di frode ed ai fenomeni illeciti perpetrati a danno del bilancio dello Stato e dell’Unione Europea, al fine di garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le famiglie e le imprese.

 

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