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Dal nostro inviato speciale GILBERTO SCALABRINI

Assisi, 28 aprile 2024 – Assisi ha un’aria vivace e vibrante in questi giorni tanto da assumere un’altra fisionomia grazie alle bandiere delle due Parti e a quanti sono impegnati nella ormai imminente edizione del Calendimaggio. (Nella foto, il nostro inviato a destra con il Presidente Marco Tarquini)

In piazza del Comune, gremita di turisti, la Torre del Popolo si staglia netta nel cielo terso della città serafica e, nella sua maestosità, rappresenta un punto di riferimento per tutti, soprattutto per i partaioli della Nobilissima Parte de Sopra e della Magnifica Parte de Sotto.

E’ quasi mezzogiorno quando incontriamo nella sala della Conciliazione il Presidente dell’Ente, Marco Tarquini, una delle firme più conosciute del giornalismo cattolico italiano. E’ stato per 14 anni direttore del quotidiano l’Avvenire.  Da due giorni ha sciolto anche la riserva come candidato del Pd alle Europee  nella circoscrizione Centro.

«Non è stata affatto un’impresa facile decidere, ma ho ben chiaro che il mondo sta prendendo una pericolosa svolta verso la guerra e l’aggressività. Sentire che l’impegno politico è un dovere irrinunciabile mi ha spinto a non restare inerti. Rinunciare ora, dopo aver ripetuto innumerevoli volte che l’Europa si trova a una svolta cruciale, che il destino delle prossime generazioni è in gioco, sarebbe stata una scelta che avrebbe causato un dolore profondo».

Marco è una persona solare e sincera. Un vero signore d’altri tempi, gentile nei modi, intraprendente e scrupoloso.

Tornando al Calendimaggio  è quasi d’obbligo chiedergli come è cambiata la festa in questi 14 anni in cui lui è vissuto tra Roma e Milano.

Sorride: «Assisi non è mai stata lontana, sia per le radici profonde che mi legano alla città, per la mia famiglia e per i tanti amici. Il Calendimaggio l’ho ritrovato cambiato, evoluto grazie al tesoro delle tante esperienze, crescendo in qualità per le esperienze maturate in questi decenni  e che riguardano le ricostruzioni, le conoscenze delle esecuzioni musicali, della bellezza delle narrazioni proposte dentro la festa. Pertanto, uno dei mandati del mio servizio come Presidente dell’Ente è di dare compimento a questo processo che è in atto, ricostruendo una nuova governance di gestione»

Dalle colonne dell’Avvenire al Calendimaggio: quanta gli  è servita l’esperienza di 14 anni di direttore del giornale dei Vescovi e del giornalismo in genere per  guidare l’Ente Calendimaggio?

«La mia esperienza professionale è di relazione con le persone che hanno arricchito il mio patrimonio di conoscenze, sia per quanto riguarda la realtà italiana sia quella internazionale. Questa “ricchezza” la metto a disposizione di Assisi e della sua festa. Ho già iniziato a farlo anche quest’anno la scelta dei giurati che sono chiamati a giudicare il Palio. Anche quest’anno ho scelto persone che possono continuare a collaborare con Assisi e gli assisani nella prospettiva futura delle proprie competenze».

E’ vero che il Calendimaggio è un’ansia che ringiovanisce chi la prova?

«Si, è un’ansia ma soprattutto una relazione. Il Calendimaggio è una di quelle feste di popolo che mette in collegamento fra lavorare insieme e le diverse generazioni. In altre parole è un antidoto agli strappi pur essendo una “battaglia” disarmata fra le due Parti della città. Uno strappo, alle cose sballate che abbiamo costruito».

Lei è assisano doc. Da giovane ha mai partecipato alla festa, ha indossato un costume?

«Ho partecipato sempre; fino agli anni ’90 ho continuato a “vestirmi” come diciamo noi assisani. Sembra quasi che si vada nudi tutto l’anno e si indossa l’abito solo in questi giorni. Ho dato il mio contributo a costruire la festa alla Parte De Sopra. Nella mia famiglia vivevo la divisione della città, perchè mia mamma era della Parte De Sotto e in  quei giorni ci diceva: “andate a mangiare nella taverna De Sopra. Ovviamente, era un modo per farci sentire il senso dell’appartenenza, poi quando vinceva la sua Parte e perdeva la nostra, allora ci  consolava e noi non infierivamo mai su nostra madre, perché il Calendimaggio è gioco e divertimento».

La gente di Assisi dice che il Calendimaggio non è un’attrazione per turisti, bensì una trdaizione della città che rappresenta la sua storia, il suo popolo nel corso del tempo. Lei cosa ne pensa?

La gente di Assisi dice che il Calendimaggio non è un’attrazione per turisti, bensì una tradizione della città che rappresenta la sua storia, il suo popolo nel corso del tempo. Lei cosa ne pensa?

«Io penso che c’è una verità dentro questa frase, ma non bisogna mai sottovalutare la potenza del Calendimaggio per come riesce ad avvincere e convincere le persone che arrivano ad Assisi  e che non hanno previsto di essere coinvolti in questa festa di cui restano innamorati. Vivendo lontano da Assisi, ho scoperto che tanti, tra gente semplice, accademici e persone di profonda cultura conoscono la nostra festa. Una festa che è sì per gli assisani ma parla a tutti».

Nei secoli passati le contese e le gelosie tra le famiglie Nepis e Fiumi erano risolte con le spade. Oggi, nel Calendimaggio è rimasto il gusto della burla e della beffa (entrambe vivissime nel Medioevo). Tutto il resto è scontro cavalleresco e poetico che coinvolge un’intera città.

«E’ così. Si tratta di una sfida secca fra le due parti. L’obiettivo comune, però, è di collaborare sempre tutti insieme per il bene di Assisi».

Ha un suggerimento da dare alle Parti?

«Abbiano iniziato a risolvere problemi logistici ed organizzativi. La strada è ancora lunga e l’importante è continuare a lavorare uniti subito questa edizione, al fine di portare a compimento la riforma strutturale dell’Ente, preparare la festa per gli anni avvenire e avere sempre un punto di congiunzione fra le due Parti. Abbiamo anche la fortuna del Comune di Assisi che crede fortemente nella manifestazione e lo ha dimostrato anche con il protocollo solenne che abbiamo firmato di recente con la Sindaco Proietti e che costituisce un fatto inedito nella forma».

Quale futuro si auspica per il Calendimaggio?

Nella foto, il Presidente Marco Tarquini con il vice presidente Stefano Venarucci, la segretaria Mariella Rossi, Paola Bastianini e Gilberto Scalabrini

«Può sembrare banale, ma tutto il consiglio direttivo ragione spesso sul “Calendimaggio 2.0”. Noi abbiamo gli occhi rivolti al passato ma dobbiamo pensare al futuro, quindi  il nostro lavoro deve far sì che il Calendimaggio si irradi ancora con più forza  e radicarsi permanentemente nella vita della città, prendendo il meglio della vita che viviamo».

 

 

 

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